Viola
Scorgo i tuoi occhi da lontano
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Laura Donato (foto di Simone Forlano) |
e mi perdo nella loro innocenza;
cielo limpido, naturale bellezza.
Odo le tue risate e mi rassereno;
profonda tenerezza, saggia incoscienza.
Porto con me il tuo dolce sorriso,
quello di chi scopre il mondo giorno per giorno.
Uragano di meraviglia, vetta conquistata.
Guardo te, piccola mia, e sento
dentro di me il miracolo compiersi.
Sei Gioia, Splendore, Salvezza;
Tela d’artista dai mille colori.
A mio figlio
Ti stringo forte a me per sentire il tuo cuore battere
all’unisono col mio,
per tornare indietro nel tempo:
un tempo non così lontano da farmi rattristare,
non così vicino da farti ricordare.
Mi avvicino a te per sentire il tuo odore:
troppo acre per essere da neonato,
troppo dolce per essere da adulto.
Quell’odore che mi inebria e mi nutre,
mi divide e mi sottrae, mi fa fuggire e ritornare.
Guardo le tue mani e quasi non le riconosco;
sono grandi, forti, macchiate d’inchiostro
e non più di tempere.
Mi soffermo sui dettagli:
i capelli più folti, i lineamenti induriti e
le spalle più larghe.
Leggo i pensieri:
più aggrovigliati e profondi del solito.
Quelli che ti dividono tra fede e scienza e che,
nonostante mille risposte, ti impediscono
di trovare l’uscita.
E ti stringo forte a me
per annusare la Vita: la Nostra.
Io senza me
Mi specchio e non so chi sono:
fiore sbocciato, isola deserta.
Accolgo i pensieri che
iniziano questo girotondo.
Mi specchio e non mi riconosco:
campana stonata, vortice improvviso.
Le mani iniziano ad allentare la presa
e qualche pensiero scivola via.
Mi specchio e non mi vedo:
disegno nitido, coscienza presente.
Ora tutto è chiaro;
Sono io senza me.
Versi meravigliosi
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