venerdì 23 maggio 2025

Il mistero delle ciliegie rubate


Nella vecchia cucina dai muri di pietra e il profumo di pane appena sfornato, Lucia giocava sul pavimento con il suo cagnolino, Tobia. Sul tavolo, accanto alla grande finestra che lasciava entrare la luce dorata del pomeriggio, un cesto di ciliegie brillava come piccoli rubini.  

Lucia amava quelle ciliegie. Ogni estate, la nonna le raccontava una storia su di loro: diceva che portavano fortuna a chi le mangiava con il cuore pieno di gioia.  

Quel giorno, però, successe qualcosa di strano. Lucia si voltò un attimo per sistemare le bambole, e quando tornò a guardare il cesto… alcune ciliegie mancavano!  

La bambina aggrottò le sopracciglia e osservò Tobia, che la guardava con i suoi occhioni furbi. Aveva qualcosa di rosso sul musetto.   «Tobia! Sei stato tu?» chiese ridendo. Il cagnolino abbassò le orecchie e scodinzolò, poi prese una ciliegia con la zampa e la spinse verso Lucia, come se volesse condividerla con lei.   Lucia scoppiò a ridere e abbracciò il suo piccolo amico. Poi, sentì la voce della nonna dietro di lei.   «Sai, tesoro,» disse la nonna con un sorriso, «si dice che chi ruba una ciliegia senza farsi vedere avrà fortuna tutto l’anno.»  

Lucia guardò Tobia, che sembrava tutto soddisfatto. «Allora Tobia sarà il cagnolino più fortunato del mondo!»  

E così, tra risate e dolci bocconi, la cucina restò testimone di un piccolo segreto tra una bambina e il suo fedele cagnolino.  




sabato 19 aprile 2025

Il protagonista

Alla prima del film "ICE", l'attenzione in sala era sottile come un filo teso. Gli occhi correvano rapidi da un volto all’altro, tra sorrisi controllati e applausi misurati. Quando Leonard Vallisth entrò, non ci fu esitazione. Attraversò il corridoio centrale senza fretta, con il passo di chi sa esattamente dove deve essere visto.  Si sedette invece nella fila riservata alla produzione, accanto al regista Marco Venturiam  e alla produttrice esecutiva Silvia Rinaldho. Quel gesto, apparentemente semplice, aveva un peso preciso. Non era una scelta dettata da affetto o consuetudine, ma da necessità: mostrarsi uniti. In un settore dove le percezioni sono tutto, quella posizione comunicava a chiunque guardasse che Leonard era parte integrante di quell'accordo, di quel risultato, di quella squadra. Nessuna parola. Nessun annuncio. Solo una presenza, calcolata e impeccabile. E bastò a scrivere, senza voce, la prima pagina di quella serata.
                                            E' nell'apparenza che si gioca la verità più creduta

lunedì 14 aprile 2025

Gesù nell'orto degli ulivi

Gesù nell'Orto degli Ulivi

La notte era scesa silenziosa su Gerusalemme. La luna, alta nel cielo, diffondeva ombre lunghe sui tronchi contorti degli ulivi del Getsemani. Le fronde si muovevano appena, come sussurri di una presenza invisibile. Gesù era lì, in ginocchio sulla terra fredda, a pochi passi dai suoi discepoli addormentati. Il volto chinato, le mani tremanti. Il tempo sembrava essersi fermato.

Il suo cuore era in tumulto. Sentiva il peso del mondo intero gravargli sul petto. Ogni peccato, ogni dolore, ogni tradimento. Era tutto lì, come spine nell'anima. Alzò gli occhi al cielo, e le sue labbra sussurrarono:
— Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Però non come voglio io, ma come vuoi tu. (Matteo  26,39)

Un vento lieve accarezzò il suo volto, come una carezza divina. Ma la solitudine restava, e con essa l’angoscia. Tornò dai suoi amici: Pietro, Giovanni, Giacomo… dormivano. Una ferita nel cuore: nemmeno loro, i più cari, riuscivano a vegliare con lui nell’ora più oscura.

Ritornò a pregare, un grido muto verso il cielo:
— Padre, se non c'è altra via, se devo affrontare ciò che mi attende ,allora che si compia la tua volontà, non la mia.”

Nel silenzio, una figura apparve: un angelo. Non parlava, ma la sua sola presenza donava forza. Gesù si rialzò. Il terrore non era sparito, ma qualcosa in lui era cambiato. Aveva accettato.

E poi… passi nel buio. Torce accese, lame che brillavano tra gli ulivi, voci concitate che rompevano il silenzio. Giuda era in testa al gruppo, il passo deciso, il cuore tremante. Si avvicinò a Gesù e, senza guardarlo negli occhi, lo baciò sul volto; il  preludio a un dolore che nessuno poteva immaginare. Gesù si lasciò prendere. Non con rabbia, non con resistenza: Con amore.

Perché in quel giardino non fu solo la notte del tradimento. Fu la notte del coraggio. La notte in cui l’Uomo decise di abbracciare la Croce.

E il mondo non fu più lo stesso.

martedì 17 settembre 2024

I gatti lo sapranno (Cesare Pavese)


Ancora cadrà la pioggia

sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l’alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole −
viso di primavera,
farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l’alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi piú non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell’alba,
viso di primavera.

Pioggia (Charles Bukowski)

 Pioggia

(Charles Bukowski)

Un’orchestra sinfonica.
Scoppia un temporale,
stanno suonando un’ouverture di Wagner
la gente lascia i posti sotto gli alberi
e si precipita nel padiglione
le donne ridendo, gli uomini ostentatamente calmi,
sigarette bagnate che si buttano via,
Wagner continua a suonare, e poi sono tutti
al coperto. Vengono persino gli uccelli dagli alberi
ed entrano nel padiglione e poi c’è la Rapsodia
Ungherese n. 2 di Lizst, e piove ancora, ma guarda,
un uomo seduto sotto la pioggia
in ascolto. Il pubblico lo nota. Si voltano
a guardare. L’orchestra bada agli affari
suoi. L’uomo siede nella notte nella pioggia,
in ascolto. Deve avere qualcosa che non va,
no?
È venuto a sentire
la musica.


 

martedì 11 giugno 2024

giovedì 16 settembre 2021

Anna Forte

ANIMO
Vento.
Pensieri vanno.
Lontano.
Cammino
dove non arrivano.
Passi.
Pensieri nel vento.
Passi lontano.
Portento.
Animo umano.
                  
                                                 AF

ESISTERE LIBERO
Se fossi.
Esistere libero.
Perdermi.
Aria.
Trovarmi.
Libertà.
Esistere libero.
Pura umanità.
                             AF
MAI VINTA
Piena vita.
Nessuno sconto
per chi ti guarda in faccia.
Affacciata alla finestra,
ti ho vista arrivare,
nube scura,
sole appannato.
Ho combattuto.
Animale in gabbia.
Anima abbattuta.
Vita sofferta,
non mi hai risparmiata.
Nel pianto, guardata.
Dalle lacrime rinata.
Mi guardi.
Mai vinta.
                               AF

NOTA BIOGRAFICA



Anna Forte, nata nel 1978, cresciuta a San Mauro La Bruca (Sa), piccolo paesino affacciato sul golfo di Capo Palinuro. Laureata in Lettere Moderne nel 2005 col massimo dei voti alla Federico II di Napoli, entra in convento per seguire il percorso vocazionale. Nel 2012 riprende lo stato laicale.  Ad oggi, disabile per aver contratto l’artrite psoriasica, la scrittura, passione maturata sin dai banchi di scuola, è il canale di comunicazione privilegiato della propria vita.

Nel luglio 2021 viene pubblicato dalla casa editrice Edizioni Progetto Cultura di Roma, il suo primo libro Il camaleonte bip(olare), romanzo-testimonianza sul suo percorso di accettazione del disturbo bipolare, di cui è affetta, arricchito da uno spaccato, forte e coinvolgente, sulle difficoltà della sua vita personale e familiare.



Anna Forte





venerdì 10 settembre 2021

Nuovo bellissimo premio

 






















« Il bambino porta i nomi di Joannes Chrysostomus, Wolfgang, Gottlieb. » Dei sette figli di Leopold e Anna Maria, Wolfgang a parte, l'unica non morta durante l'infanzia era la sorella maggiore Maria Anna , detta Nannerl o Nannette. Familiarmente, il piccolo Mozart era noto coi nomignoli di Wolferl o Wofer.

La famiglia Mozart

Leopold definiva suo figlio come "il miracolo che Dio ha fatto nascere a Salisburgo" ed è ragionevole ritenere che il grandissimo talento mostrato dal piccolo Wolfgang abbia motivato nel padre una responsabilità molto grande, oltre quella di un semplice genitore o insegnante. Contrariamente a quanto riportato da alcuni, tra cui la figlia Nannerl, Leopold continuò a svolgere con cura i suoi servizi a corte, ma dedicò grandissima energia, molto tempo e denaro nell'educazione musicale dei figli, anche con diversi viaggi in Europa che, oltre a segnarlo fisicamente, hanno probabilmente arrestato l'avanzamento della sua carriera professionale a corte. Verso la metà del 1763, egli ottenne il permesso di assentarsi dal suo posto di vice Kapellmeister presso la corte del principe arcivescovo di Salisburgo. Itinerario del viaggio in Europa, 1763-1766. 

Le linee nere mostrano il viaggio di andata verso Londra, 1763-1764, quelle rosse indicano il viaggio di ritorno verso Salisburgo, 1765-1766. Tutta la famiglia intraprese così un lungo viaggio nel continente, che durò più di tre anni. 

Il piccolo Mozart in una tournée a Verona

Mozart suonò nella maggior parte di queste città, da solo o con la sorella, o presso una corte, o in pubblico, o in una chiesa. Le lettere che Leopold scrisse agli amici di Salisburgo raccontano l'universale ammirazione riscossa dai prodigi di suo figlio. A Parigi incontrarono molti compositori tedeschi e qui furono pubblicate le prime composizioni di Mozart . Maggiori speranze furono riposte nella prospettiva di vedere rappresentata nel teatro di corte un'opera buffa italiana, La finta semplice , che tuttavia vennero deluse, con grande indignazione di Leopold. 

Una grande messa solenne fu invece eseguita alla presenza della corte imperiale in occasione della consacrazione della chiesa dell'Orfanotrofio. La finta semplice venne rappresentata l'anno seguente, 1769, nel palazzo dell'arcivescovo a Salisburgo. Nel mese di ottobre, Mozart fu nominato Konzertmeister senza stipendio presso la corte salisburghese. Appena tredicenne, Mozart aveva acquisito una notevole familiarità con il linguaggio musicale del suo tempo. 

Le prime sonate di Parigi e Londra, i cui autografi includono l'ausilio della mano di Leopold, mostrano un piacere ancora infantile nel modellare le note e la tessitura musicale. Le sinfonie di Londra e de L'Aia attestano la rapida e originale acquisizione da parte di Mozart della musica che aveva incontrato. Analoghe dimostrazioni provengono dalle sinfonie composte a Vienna , caratterizzate da una tessitura più ricca e da uno sviluppo più approfondito. 

mercoledì 1 settembre 2021

giovedì 19 agosto 2021

Maurizio Cattelan

Primogenito di tre figli, Cattelan figlio di Paolo Cattelan, tecnico radiologo, e Pierina Brillo, infermiera. Smontando e rimontando vecchi apparecchi radio e televisori,Cattelan acquisisce dimestichezza nell'assemblare, tagliare e saldare metalli. La prima galleria ad accettare le sue proposte è la Neon di Bologna. L'esordio espositivo è nel 1991, alla Galleria d'arte moderna di Bologna, dove presenta Stadium, un lunghissimo tavolo da calcio balilla con ai due lati due schiere di giocatori, in cui i bianchi erano le riserve del Cesena e i neri degli operai senegalesi che lavoravano in Veneto. 

Talvolta vengono utilizzate anche opere non da lui stesso realizzate, articoli per giornali e riviste. Con Paola Manfrin e Dominique Gonzalez-Foerster pubblica la rivista Permanent Food e, con Massimiliano Gioni e Ali Subotnick la rivista d'arte Charley.Collabora saltuariamente con la rivista d'arte contemporanea Flash Art. Cattelan vive e lavora tra Milano e New York. 

L’artista Maurizio Cattelan sostiene che in questi anni si è dedicato alla ricerca delle mille vite che può avere un’immagine, lavorando su idee per oggetti di arredo in collaborazione con Seletti . 

Maurizio Cattelan in Piazza della Borsa a Milano nel 2012. Sullo sfondo è visibile l'opera L.O.V.E.

Pieter Paul Rubens

Nel maggio del 1600 partì per l'Italia dove rimase per i successivi otto anni, facendo tappa prima a Venezia dove studiò Tiziano, Veronese e Tintoretto, poi, entrato in contatto con Vincenzo I Gonzaga duca di Mantova, il giovane pittore accettò l'incarico di pittore di corte, conservando tale carica fino alla fine del suo soggiorno italiano e arricchendo così ulteriormente la sua cultura figurativa con lo studio delle opere della ricca collezione ducale e la realizzazione di copie di diversi dipinti famosi. Nel 1601 venne inviato dal duca a Roma per copiare alcuni quadri. Nel 1603 fu in missione per il duca di Mantova presso il re di Spagna. Raggiunto a Roma il fratello Philipp,ricevette la commissione per la decorazione dell'abside di Santa Maria in Vallicella,opera ora al Museo di Grenoble che, terminata alla fine del 1607, riunisce in un unico dipinto la Madonna e cinque santi. 

Autoritratto (1623)

Bruno Gentile

Bruno Gentile

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Pensiero

Chi ha le ali per volare in cielo, non deve camminare sulla terra!
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